POESIE 2002
di Lisa Massei

 

Occhi a me:
osservate quel ch'io osservo
e non osservatelo più.
Parole a me:
discorrete di quel ch'io discorro
e non discorretene più.
Mani a me:
create quel ch'io creo
e non createne più.
Poiché io son io
e voi ciascun altro essere.

Guardatemi a lungo.
Imitatemi ed opponetevi.
Seminatemi e raccoglietemi
e gettatemi e calpestatemi
come l'erbe e l'asfalti.
………….
Tu sei uomo,
io son donna,
e allora portami,
portami a peso morto.
Dammi il profumo
dei ciclamini,
che petali su petali
mi sotterrino
e decolorino
le impazzite alghe
dei miei capelli.

Tu sei uomo,
io son donna,
e allora alzami,
alzami da terra.
Ricopri di miele
Il mio volto,
e di seme il mio petto;
che possa andarne fiera
e coglierne le energie
per esser lepre
e cerbiatta,
stregone e camaleonte,
insetto e farfalla
e mosca rossa
che spia
dal tuo sopracciglio.

Perché tu sei uomo
Ed io son donna.
……
Consumata da odio e miseria
guardo rannicchiata
nei buchi neri
dei miei occhi
scottati al sole,
inariditi da
pilastri e fondamenta
all'ombra.
E la plateale
arte del lasciar
scorrer verbi e parole
fra foglie e rami secchi?
Vano tentativo.
Vana speranza
riposta in scatole di marmo
che mai saran calde,
neanche ricoperte
di terra e ornate
di fiori,
poiché pur sempre saran
scatole di marmo fra
scatole di marmo
dal numero infinito
e dall'identica forma
della comitiva,
nel branco-barcollante
del mond'intero.
…………
Il giorno mi colava
sulla fronte
sul salire di scalini
a scomparsa.
Capelli in brandelli
e crespi e sfibrati
scolpiti fra legnosi lineamenti.
Giorno dopo giorno
stesa fra le raffiche
sulla cima d'un grattacielo,
(ignara d'attimi e momenti)
cospiravo ali di deltaplani
e bramavo pianeti e galassie
misantropici
in un'era glaciale
di bianco e di nero
in cui sfumature e
sbiaditi colori
avevan finito d'esistere.
…………
Perché certe donne
han forma nel rogo…
e vederle stridere
e carbonizzare
fra lacrime di metallo
sarebbe salute per la terra,
per la vita
e l'esistenza tutta.
…….
25/12
Parole corrette e benvestite,
sculettano fra
ustionati sorrisi
sulla maschera del globo.
Salsedine e vento
in etere fessure,
espirano, inspirano,
e danzanti ruotano
in gorgheggianti boati
voltando l'angoli del paese.
Fra luccichevoli vie
sfinisce la vita
ma le lattine continuano
a saltare d'acquisto
in acquisto…
Regali, regalini
auguri e baci
su cui si cimentano
limiti secolari.
…..
Quest'oggi leccami.
Leccami lungo
il collo e soffermati
sul lobo.
Prendimi come fossi
il centro nevralgico
dell'esistenza.
Come fossi
acqua zampillante
di montagna
e linfa dei deserti
(riarsi e sterili)
dei tuoi giudizi
(che lungo rive
della morte s'estendono).
Baciami e inglobami
come se fossi
il settimo degli elementi
ed il primo
dei perimenti,
dei ripensamenti,
dei tuoi comandamenti.
………
Si può giocare
di gioia nello spolverare
mimose e tulipani.
Giusto per pianificare
minuti e ore
nello scandirsi di lancette
che nella rincorsa fan spazio.
……
Il progresso va
a braccetto col regresso
come mogli e mariti
la domenica pomeriggio
quando oramai il vento
s'è trascinato via
il peso della settimana.
Il lavoro.
Le preoccupazioni.
Ritagli di non-libertà.
"L'acqua si fa calcare
se la si lascia troppo
scorrere dai rubinetti"
diceva la nonna.
"Desidera?"
"Menta fredda con
ghiaccio, grazie".
Punto e a capo.
…………………
Ogni uomo buono
è uomo morto e
ogni morto è
beffa d'uomo vegeto.
……………..
Ogni uomo ha occhi
per donna.
Ogni donna ha occhi
per donna.
……………
Mi son seduta qui.
Cheta e muta
a rassettare
brandelli di ciccia,
come nulla fosse.
E nulla era.
Era vita e morte
come vite e morti
son'i giorni.
Giorni che nascono.
Nascono e muoiono.

Mi son seduta qui.
Cheta e muta
a rassettare
brandelli di ciccia,
con musiche
nell'orecchie
(e sottili ciglia
che s'ondeggiano
sulle nuche)
come nulla fosse.
E nulla era.
………….
Una corsa contr'il
vento.
Il diurno cammino
da me a te.
Il paesaggio?
Sempre lo stesso:
discese,
salite,
supermercati,
ipermercati,
sali e tabacchi,
ferramenta…
poi case,
distese di pini,
e ancora farmacie,
la stazione,
bar, libreria…
Voltare a sinistra,
la seconda a destra.
Una figura a
metà traiettoria.
Da qui mi par
vecchietto ricurvo
nel lungonerocappotto,
a metà mi par
donna affusolata,
da vicino piccolo
bambino decenne.
Mi s'intrecciano
l'occhi prim'ancora
dei tuoi alberelli
e del tuo viso
stanco dopo
una giornata
di lavoro.
…………..
Oggi l'occhi tuoi
son'arabeschi
di morti morenti.
V'è segno di vita
ai passi del mento e
docilità distesa
fra ciglia e ciglia.

Un respiro di bimbo e
brevi tremiti nel sonno.
E' petto che sale,
è torace che scende
lungo l'orizzonte tuo
di malizie.

Prato di ghirlande

Distesa sul letto
di ghirlande
divento tutt'uno
con le lenzuola e
tutt'uno col mondo,
tutt'uno con tutt'intorno.

Nel lustrare divento
tutt'uno con la polvere
(sullo straccio)
e tutt'uno (mi spalmo)
con il legno d'abete e
di mogano e di ciliegio…

Ed è come se fossi…
Come se fossi
un polmone verde
che vive e pensa
a sorsate di vento!
…….
Mangio vermi
a boccate alterne,
e fra capriole d'anime argentee
m'inumidisco
nel focalizzare
il globo a passo di formica.
Ed è formica ch'attacca,
attacca la preda!
………..
Ogni giorno una crociata
in centro città,
contro il business,
lo stress, ed una vita
(non mia) che m'hanno affibbiato
(appiattita) sulla fronte;
-provo a celarla
(fra file di capelli),
a ritingerla, addobbarla,
a ritagliarla, lasciarla, scrollarla,
ma niente…-

Passi feroci ed indaffarati
ribrezzo ed affanno
m' han privato
di perdermi all'orizzonte
come quand'ero bimba.
………….
Lasciatemi libera, vi dico…
Si, com'un falco dall'ali
ampie quant'il mondo.
Lasciatemi libera, vi dico…
Si, volerò nell'aldilà
oltre la follia, oltre il ghiaccio,
oltr'il cielo, oltr'il muro.

E dall'alto della vetta
del pianeta mio
lacrime strisceranno
(profumate di cobalto)
lungo il selciato del mio naso
grosse e belle come perle.
Cadendo su di voi
faran razzia.
………..
Non soppesai le lacrime sue
di fanciulla che copiose ribollivano
(salate) sulla mia carne aperta,
e circoncidevano le ferite,
le gioie mie, incastonate
come diamanti.

Vidi solo i suoi mille
cervelli compressi l'uno
sull'altro da cui spremeva
succo d'arancia e fiori di pesco
ornavano le nuvole dei suoi
rigonfi capelli,
(riversi sulle valli).

C'erano sconfinate distese
(di prati) oltre vista
che s'accendevano
e si spengevano a intermittenza
in luce di notti
e baratro di giorni.

Poi labbra in sussurri:
bestemmie vermiglie
che di nota in musica intrecciavano
corona di festa
e foglie d'alloro
mutarsi in raffiche di vento
s'arricciavano a peso d'uomo.

Bianche pietre
ad ampiezza di palmi:
nella sua tregenda
!la mia lapidazione.
……….
Potrei lanciare in
alto i miei rimorsi,
come gatto che si morde
la coda.
E mordere me,
credendo in altro.
……..
E' qui che vi attendevo,
miei cari.
Alle foci della gola del precipizio,
vestita di nebbie soffuse e cangianti.
E' qui che mietevo il mio grano.
E che sia malsano il mio seme!
Maledetto e ricoperto di veleni bluastri
Il mio petto.
E' qui che correvo,
fra conati di oblii infranti
ottemperando gli schermati volti
che guardinghi mi scannerizzavano
di parte in parte, esaminando
ogni granello infetto della mia
spiaggia bianca. La mia spiaggia
bianca, la mia sabbia bianca
che si distendeva a lungo osservare…
……….
Ho murato vivo
il mio disprezzo,
e le frasi non dette,
le bestemmie
e le parolacce inespresse.

Strati d'intonaco
e due mani di vernice
lo tengono lontano, celato,
occultato. Sepolto e defunto.
Sepolto e defunto
è quel che ripeto
fino a sciogliermi
la lingua.

E' appeso ad uno specchio,
ed è specchio in cui
rifletto lo spirito mio
vestito a festa,
la mia anima rinnovata,
rinnovata sulla fronte
sua antenata.
…………
Imbullonate lo scaffale,
appena qui, sopra il
lo stomaco e
lasciate stridere le viti
sulla carne mia che
strappa.
Vi poserò sopra
tutti gli stemmi e
gli stereotipi
dei forestieri
senz'anima e
senza tempo.
Urli sparati
in fronte a furie di
vento che s'arricciano
appena,
appena sopra la mia
pancia.
Non c'è ombellico
più rotondo
su cui possan
correr biglie
e palle da biliardo
in questo gioco
d'azzardo!
…………..
Ho piegato in
bella forma
i miei sogni
sommersi,
quelli che una volta
eran intensi
tenui e vacui,
torbi e sordi.
L'ho così chiusi
come un libro,
come un libro che
si legge la sera
prima di coricarsi,
un libro che si fa
ben presto a dimenticarsi.
……………
Su, fra i venti dell'Est
ho ancora un cervello
zeppo di spine,
ciascuna un desiderio
d'oggetto non voluto,
ciascuna su,
fra cielo e terra,
che s'impastano
nell' acquerello,
nel disegno dalle linee
consunte,
tratto tremulo a colori
incerti, sbiaditi,
indecisi e lisi.
Foglio dimenticato
sul prato aperto,
calvo e nudo,
mangiato crudo.
……………
Foglio e foglie,
castagne e sapori agri,
orsù, fatevi avanti,
senza timori e
tremiti ambulanti.
Adesso guardatevi,
voltatevi la faccia,
e che occhio e testa
sian gonfi a caccia!
…………
Domani sarà festa,
fessa e molesta.
Sarà il Natale
o chicchèssia
ogni ladro avrà la via!
Farà di me, di te, di sè
polvere d' hennè
che volerà giù molle
dalle dita
su nastri colorati,
luci e latrati!
……………
Intanto il cielo
di cartapesta
cangiante sudava,
grondava dense lacrime
di pioggia.
Ed io con quel che
d'animalesco plateale
volgevo e rivolgevo
ogni odore aspirabile
dalle mie fresche narici.
………………..
Amare due persone
È bello e triste allo stesso tempo:
ci si sente egoisti e…
degli strani mostri.
E come essere un aerografo che
vive di sfumature,
condotto da enormi mani
collinose, irte e forti,
che guidano senza senno.
…………
Ho raccolto il tuo volto
nella mia coda,
fra bracciate di vene
sfibrate
(deturpate, andate)
ate… ate… ate…

Ho raccolto il tuo volto
nella mia treccia,
sulla mia tela tesa,
a tratti, quasi, appena…
offesa….
esa… esa.. esa
……………
Altro non so.
Non so se sono.
Se sono un filo.
Un filo rosso.
… Filo… Rosso…
Coagulazione di cadaveri,
vescica di puttana.
…Di … Puttana…
Latrati inanimati.
Odiosi innamorati.

Altro non so.
Non so se sono.
Se sono un filo.
Fors'anche il Nilo,
che s'interseca nelle
reti di rabbia
fra muri di sabbia.
……………..
Ho vomitato
cenere per anni,
cenere di parole,
di pensieri slabbrati.
Fino a strapparmi,
ad inchinarmi sulla mia
concavità di marmo.
Fino a veder srotolare
le mie membra,
brandelli di me,
del mio cervello
sviscerato, sventrato,
sul tappeto dell'ignoranza.
……….
Ho respirato anelli di fumo,
dal tuo cuore aperto.
Ci son passata nel mezzo,
mentre i miei occhi si stringevano,
si assottigliavano, su lame di luna.

Ho respirato anelli di fumo,
dal tuo cuore aperto.
Ne ho difeso l'odore
ed il crescente alzarsi.

Ho respirato anelli di fumo,
dal tuo cuore aperto
L' ho conservati
nelle dilatate narici
e ne ho fatto essenza
le cui gocce vivono l'aria.
…………….
?Lo senti
Ascolta:
!è il mi cuore che scalcia
L' ho nutrito dentro il
ventre.
E' il seme delle tue labbra,
lo specchio delle tue parole. Nude.

?Lo senti
Ascolta:
!è il mi cuore che scalcia
Scalpita, trotta, corre pazzo
nell' orbita…
percorre le sue galassie.
?Esplode ?Vuole sgorgare
Oh, no, vuole inondare il mio corpo
dipingerlo, schizzarlo
!di caldo sangue vermiglio
………
Dimmi:
?che forma ha l'acqua
Non è forse goccia,
petalo di foglia,
?dall' anima spoglia
……………
I capelli le incorniciavano
Il volto,
fra piogge battenti
oltre la sua cupola di cristalli.
Era la sua diversità di corallo,
a profumare il cielo sgombro.
……………..
I mesi passavano e ormai mi sentivo
sempre più indifferente alla vita,
al suo scorrere dal mio rubinetto,
liscia e sottile,
lubrificata nelle apparenze
da ricordi sgualciti.
Me ne stavo lì,
ad affettare l'aria per l'ora di pranzo,
osservando un paio di jeans senza corpo,
appesi alle raffiche di vento.
C'erano anche le mie idee,
che volavano su scie di vaghezze
che andavano e venivano…
… Progetti, idee, sogni…
poi ci sei stata tu…
Ti sei materializzata, leggendo tutto
avidamente, ridendo e deridendo,
squarciando i miei abiti,
i miei fili carichi,
così carichi che s'erano incurvati.
Progetti, parole, promesse…
Le tue risa in eco fra le foglie
han chetato il borbottio
del mio involucro d'apparenze…
………….
Due dubbi fanno una certezza,
?ma due negazioni faranno mai un'affermazione
…………..
Svuotato il caos
di queste onde marine di gente,
sassolini affrescati, saettanti:
!piangi
!piangi il mio nome, urlalo,
!abbattilo dal petto.
……….
?Odiare è terra
è terra sottile,
arida e crepata.
Odiare è sole,
è sole solo,
immondo pianeta
che scalpita, che scalda,
che brucia…
Che vive!
…………
Vorrei essere.
Vorrei essere un uomo nuovo,
con nuove sagome
e nuovi organi.
Vorrei essere quello
Che il sole vede da dentro
che dorme fra galassie
e navicelle spaziali.
Vorrei essere quello
che sfiora sorrisi marziani,
che vede le vite
e non la vita,
che non teme la morte
in preda ad un dio.
E, ancora vorrei essere
la scelta che galleggia
in una bacinella d'acqua
mentre gli altri legumi sono
appiattiti sul fondo.
Vorrei essere…
!tutto ciò che sono
……………
Ho scorto oltre le tue
sopracciglia dipinte
mari e lune e soli,
costellazioni incatenate e
nebulose screziate.
…………..
Studi e ricerche circumnavigavano
le caleidoscopiche imbarcazioni.
Vermi ciclopici
di questo satellitare desiderio!
………….
Cos'è che ti salva dalla vita?
La vita stessa a volte neanche.
So, so soltanto che se si rimane inchiodati
al passato ci si rende lisi giorno per giorno.
E' questo quello che mi ha salvato.
Quello che non salva gli altri. Non una dote, o una capacità aggiuntiva. Ma solo ciò che mi ha salvato.
Salvato e condannato alla vita dell'umano.
………….
Il mio dio sono io,
la mia anima,
il mio vangelo
dalle infinite pagine
i cui geroglifici
s'arricciano
giorno per giorno…
giorno per giorno…
………….