Gabriele d’Annunzio

(Pescara 1863- Gardone Riviera 1938)

MOTTI DANNUNZIANI

In questa rubrica vengono riuniti i più famosi motti dannunziani, ossia le antiche grida di guerra, frasi latine e gli slogan che Gabriele d'Annunzio  usò per infiammare gli animi del popolo italiano e per sfidare il governo e le istituzioni nel primo ventennio del secolo.

 

 

 

11- Suis viibus pollens (possente di sua propria forza)

Una delle frasi predilette dal d'Annunzio. La fece incidere sui sigilli dorati con cui chiudeva le buste.

12- Io ho quello che ho donato

Inciso sul frontone all'ingresso del Vittoriale, racchiuso in un tondo recante la figura di una cornucopia, simbolo dell'abbondanza. Un altro tra i più celebri motti dannunziani.

13- Mori citius quam deserere (morire piuttosto che rinunciare)

Motto donato da d'Annunzio ai legionari abruzzesi nel Novembre 1920, quando la situazione a Fiume era diventata ormai insostenibile.

14- Immotus nec iners (fermo ma non inerte)

La scelta di questo motto ha un chiaro significato polemico: d'Annunzio non tralasciò mai occasione di ricordare a Mussolini le sue passate imprese militari e di esprimere il suo desiderio di tornare all'azione, specie nei primi anni del suo "esilio" al Vittoriale.

15- Piegandomi lego

Motto impresso sulla carta da lettere con l'immagine di un salice piangente che si piega legandosi ad un altro albero. Pare che il motto facesse riferimento alla condizione del d'Annunzio che si "piegava" alla volontà di Mussolini, che lo voleva lontano dalla vita politica.

 

 

 


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