Notte
di mistero
di
Gabriella Cuscinà
Anselmo era partito per
uno dei suoi tanti viaggi di lavoro e la moglie quella notte
sarebbe rimasta sola.
Si preannunciava un temporale e, fuori, i tuoni ed i fulmini
erano stati violenti.
Giulia, la moglie, aveva recentemente visto un film di fantasmi
ed il suo animo non era ben disposto ad affrontare la solitudine
di quella nottata tempestosa.
"Ci mancavano pure i lampi e i boati dei tuoni!" si era
detta, mentre s'apprestava a coricarsi.
S'era fatta coraggio e adesso stava leggendo un bel romanzo
d'avventure.
Il protagonista purtroppo non era un tipo fortunato, poiché dopo
una serie di casi sventurati, era finito in ospedale. Lì, aveva
cominciato ad avere le prime visioni e le prime percezioni
extrasensoriali.
"Bella questa!" aveva pensato Giulia " Ci voleva
pure un romanzo con i fantasmi!"
Aveva dunque richiuso il libro e si stava addormentando, quando
sentì un rumore provenire dalla stanza accanto.
Leggeri brividi la pervasero, ma pensò bene d'andare ad
accertarsi di cosa si trattasse.
Nella camera adiacente, accese la luce e, d'un tratto, vide un
oggetto indefinibile, un qualcosa mai visto, dai contorni
sbiaditi, luminescente ed informe, né umano né animale.
Aprì la bocca e gridò, ma si ritrovò nel letto e si mise a
sedere di scatto.
"E' stato un sogno," pensò " mi devo mettere
tranquilla a dormire, senza lasciarmi impressionare da nulla."
Poco dopo, squillò il telefono. Era Melania, la sua più cara
amica.
"Giulia, come stai? Scusa se ti disturbo. Sai sono sola,
perché Aldo è partito."
"Ah! Anche tu! Sono sola anch'io."
" Se sapessi! Ho fatto un sogno bruttissimo. Ho visto un
oggetto informe, dai contorni sbiaditi, luminescente, non era un
animale, però non era neppure un uomo. Non so cosa fosse. So
solo che mi sono impressionata tantissimo ed ho avuto il bisogno
di sentire la tua voce."
Altri brividi attraversarono le membra di lei!
"Dove l'hai visto scusa?" fece con voce atona.
"Come dove l'ho visto? Ma in sogno naturalmente. Ah! Mi
pareva che si trovasse in una stanza della mia casa."
"Una stanza vicina alla tua camera da letto?" La voce
di Giulia ora era un sussurro.
Dall'altra parte silenzio. Poi:
"Come fai a
a saperlo?" Melania era interdetta.
"L'ho sognato anch'io. Un oggetto come l'hai descritto tu."
"Ma va! Ho capito, vuoi prendermi in giro per incoraggiarmi.
Sei sempre la solita, Giulia!"
"Non ti prendo in giro. Sto tremando internamente, ho fatto
anch'io il medesimo sogno."
Di nuovo un primo silenzio dall'altra parte del cavo!
" E perché? Oh, che impressione! E che vuol dire? Può
essere solo una coincidenza?" La povera Melania aveva la
voce strozzata.
"Non lo so, avevo la certezza che fosse reale ciò che
vedevo. Mi sono accorta di sognare solo dopo avere gridato per la
paura."
"Io sono sconvolta! Perché abbiamo fatto lo stesso sogno,
scusa?"
"Non so che dirti. Adesso però bisogna che ci
tranquillizziamo. Qualsiasi cosa ti succeda, richiamami. Io farò
altrettanto."
"Va bene Giulia. Terrò il telefono portatile accanto a me,
sul letto."
"Okay. Buona notte Melania."
Chiuse la comunicazione, ma era agitata. Non riusciva a spiegarsi
il perché e come mai fosse potuta capitare una cosa del genere!
Ma no! Era stata solo una casualità! Doveva mettersi
tranquillamente a dormire.
Stava finalmente per addormentarsi, quando squillò nuovamente il
telefono.
"Sì pronto" rispose.
"Pronto signora, lei è la moglie di Anselmo
?"
Una voce d'uomo aveva pronunziato anche il cognome del marito.
Si allarmò all'istante. Cosa era avvenuto? Perché chiedeva di
lui?
"Sì, sì, certo sono io. Cosa è successo a mio marito?"
"No, nessun incidente. Volevo solo avvisarla che in questo
momento si trova con Amelia. Sa, quella è una rovina famiglie."
Quel tono di voce era strano, profondo, come insolente ed
insinuante.
Giulia di nuovo s'era messa a sedere sul letto.
"Scusi, ma lei chi è?"
"Il mio nome non importa. Le sto dicendo di stare attenta
perché Amelia ha già consumato varie famiglie."
"Sì, ma lei prima si presenti e poi possiamo continuare a
discutere."
Cominciava ad innervosirsi. Quella persona era arrogante e poi
perché non voleva dire come si chiamava?
"Non c'è bisogno signora, lei deve sapere che suo marito è
partito con Amelia."
"Senta, se lei non si presenta, io le dico che è un gran
maleducato!"
Giulia era tutta rossa in viso ed arrabbiatissima. Aveva una
fiducia cieca in Anselmo e sentirlo accusare così gratuitamente
e, ancor peggio, in maniera anonima, la indignava.
Dall'altra parte del filo, la sua reazione era evidentemente
giunta inattesa.
Infatti udì ancora qualche frase sconnessa, e poi la
comunicazione fu interrotta.
"Ecco appunto! Bella educazione!" Guardava ancora la
cornetta, come se da un momento all'altro, potesse venirne fuori
la faccia di quello screanzato.
Internamente avvertiva una strana inquietudine, una particolare
agitazione.
Ma che belle nottata di mistero! E chi era quell'individuo? Che
intenzioni aveva? Perché le aveva detto quelle cose?
Come si poteva più riaddormentare! Una cosa del genere non le
era mai capitata.
Si rigirava nel letto, pensando se dovesse o meno telefonare a
Melania per raccontarle l'accaduto, quando squillò ancora il
telefono.
"Se è lui lo mando a quel paese! Porca miseria!" disse
fra sé.
Difatti rispose urlando: "Prooonto!"
"Ehi, Giulia, ma che c'è mogliettina, perché gridi?
Era Anselmo, meravigliato di sentirla rispondere a quel modo.
"Non sai cosa mi è capitato!" Che sollievo però udire
la sua voce!
"Stai bene? E' tutto a posto?"
"Sì sto bene, ma un cretino ha telefonato e ha detto che tu
eri partito con Amelia."
"Con chi?"
"Ma che ne so! Amelia, ha detto Amelia."
"Ah! Ho capito di chi si tratta, e forse ho pure capito chi
ti ha telefonato. Aspetta, non ti preoccupare, fra non molto
riceverai una telefonata chiarificatrice."
"Anselmo, ma che stai dicendo? Chi mi deve telefonare?"
"Tu stai tranquilla. Tra poco, capirai tutto. Ciao amore, ci
risentiamo."
La comunicazione cadde.
Ma quella era proprio una notte di mistero! E adesso chi avrebbe
dovuto telefonare? Intanto s'era fatta mezzanotte.
Tornò a rigirarsi nel letto e trascorsero così altri dieci
minuti, dopo i quali, squillò per l'ennesima volta il telefono.
"Pronta signora, sono l'architetto Amelia
, so
che ha ricevuto la telefonata del mio ex compagno."
"Sì sono io ed ho ricevuto una telefonata a dir poco
inquietante. Mi scusi sa, ma è pazzo il suo ex?"
"E' un mascalzone, signora, non stia più ad ascoltarlo."
"Io non lo avrei mai ascoltato, ma ha telefonato senza
presentarsi, ha detto che lei era partita con mio marito. Che è
una rovina famiglie."
"Signora, io sono qui in città, se vuole, la vengo a
trovare. Vede, con quell'uomo ho avuto un figlio. Siccome è un
tipo poco raccomandabile, non glielo faccio più vedere per
precauzione."
"Capisco, deve essere proprio pazzo."
"Peggio, è un lestofante! Pensi che vuole farmela pagare
cercando di mettermi in cattiva luce con tutti coloro con cui
lavoro, tra cui suo marito."
"Accidenti! E' un bel pasticcio!"
"Secondo la sua mente contorta, non potrò più lavorare e
sarò costretta a tornare con lui."
"Ha fatto bene a chiamare architetto. Ora so che lei è una
brava persona. Mi dispiace per la situazione. Si faccia coraggio."
Bella anche questa! Ora era Giulia a dover incoraggiare gli altri!
Trascorsero altri dieci minuti, e richiamò suo marito.
"Pronto tesoro, hai capito adesso? Quella è un architetto
con cui ho lavorato; le ho telefonato subito ed ho spiegato la
situazione."
"Sì ho capito, mi è sembrata una brava signora."
"Era già divorziata con due figli. In seguito ha conosciuto
quello lì e s'è inguaiata!"
"Anselmo ma che ore sono?"
"Ormai è tardi. Cerca di dormire. Buona notte amore."
Una parola dormire, dopo tante emozioni! Ormai il letto era
divenuto come il famoso giaciglio chiodato del fachiro.
Si alzò e andò a guardare nella stanza incriminata.
Tutto era tranquillo e nessun oggetto luminescente faceva bella
mostra di sé. Meno male.
Andò in cucina: avrebbe bevuto una tazza di latte caldo per
conciliare il sonno. Fece così e tornò a letto.
Ma perché non riusciva ancora ad addormentarsi? Già, il perché
era chiaro: si sentiva troppo agitata e nervosa.
Pensò di telefonare a Melania. In fondo s'erano ripromesse di
chiamarsi se ci fossero state novità. E più novità di ciò che
le era capitato!
"Pronto sono io. Se sapessi ciò che m'è successo! Stento
io stessa a crederci. Sono scossa e non riesco a prendere sonno."
"Dai, racconta. Tanto neppure io riesco a dormire."
Trascorsero dunque tutto il resto della notte a raccontarsi e a
commentare i fatti. Fecero le dovute congetture ed espressero gli
immancabili giudizi.
Melania sembrava esterrefatta di ciò ch'era capitato all'amica.
Davvero pensava che, nella vita, non si possa stare mai
tranquilli.
Ritornarono a discutere dei loro strani e coincidenti sogni.
"Sono sempre più convinta che sia stata una casualità."
Diceva Giulia.
"In vero una strana casualità, Giulietta!" ribadiva
l'altra.
"Sì, ma vedi, secondo me, è il caso che domina gli uomini,
non sono essi a poter intervenire sul caso." Sarà stata
l'ora tarda, ma cominciava a diventare filosofa.
"Va bene, il caso ci domina, però io mi stupisco lo stesso."
"Melany, i due più grandi tiranni della terra sono il caso
e il tempo!"
L'amica l'ascoltava affascinata.
"Per esempio c'è un filosofo tedesco che invece sostiene
che nulla al mondo avviene per caso."
"Già, allora a noi perché è accaduto di fare il medesimo
sogno?"
"Domandalo a lui. Io, più invecchio, più mi convinco che
il caso faccia i tre quarti del lavoro in questa vita. Proprio
perché il Padre Eterno ha tutto programmato affinché sia esso
ad intervenire sempre. Poi noi, con il nostro libero arbitrio
facciamo il resto."
"Giulia mi stai facendo ricordare Flaubert quando dice:
" C'est la faute de la fatalitè!" cioè: "E'
colpa della fatalità!"
"Ecco appunto. Vedi anche lui era d'accordo con me."
Nel frattempo, cominciava ad albeggiare e le prime luci
s'insinuavano tra le fessure delle serrande.
"Questa notte non abbiamo dormito. Prima che sia troppo
tardi, consiglio di provarci. Buona notte Melania."
"Buona notte Giulia."