Racconti di Passiflora

Pandora



 

 

 

Un vaso ricollega la possibilità di comprendere l’affezione dell’io attraverso lo scorgere oltre la soglia. Un davanzale di promesse.
Valerư, nell’intimità totale della luce propria, abbraccia la stabilità dell’antico educandato e si sporge prigioniera. Il fiore del senso è appreso con riservatezza.
Sedotta dalla dottrina originaria, è stoicamente disposta all’aiuola virginale. I recessi dell’istinto assistono al reato dell’inverno, alla caduta nella trascendenza. L’effettiva esigenza del contatto è presagita a malincuore in lontananza.
Valerư si compenetra all’estetica morbosa con qualcosa di diverso. Le congenerità dell’esistenza hanno contrastato l’arco della vita, coś l’assurdità moderna della formazione l’ha distaccata all'avverarsi del legame con il possessore.
Donna consumata, sotto il peso della psiche disconosce il favore sensuale del profano.
Compromette gli arti alla negazione dell’orgasmo.
Si dibatte nell’idillio per la mediazione etica e cị di cui il corpo è affascinato la tormenta. Vive a sostegno dell’anima.
Il mondo mescola l’impulso autentico a un’interiorità percepita per difetto, costringendo il desiderio al vizio del proibito.
L’uomo appare come una superficie imperscrutabile priva di adattamento. Un’offesa presupposta ad arrecare danno al giusto.
Attraverso la libertà di arbitrio, Valerư è un vaso coltivato da una mano estranea. Un corpo dal debole riparo.
Contro la natura che in ogni caso rassomiglia sempre, l’amore è l’imbroglio che l’attira al bello erotico e qualunque sia la legge che la virtù ha imposto, si percepisce in lei l’ontologia del blocco.
Il seme ha prosperato in abbondanza mentre la natura sforzava la sua logica. Valerư si rapporta ad un fondamentale inverso, senza sospettarlo l’esperienza ha regolato il dare parte della carne.
L’uomo non è più il piacere antagonista ma l’origine del linguaggio.
La richiesta di una connessione tattile ha ramificato l’autenticità della teoria sperimentale.
Nell’intimo terreno che la convoca, Valerư formula l’ideale ardente, farsi oggetto. Vaso di recondito recesso.
Orcio del divieto.
Lo sforzo deve spingersi al massimo criterio, sradicare l’istruzione ricevuta, attecchire con le gambe all’albero del senso.
La donna muove verso l’uomo, recando in visita la tentazione, con una movimentazione fisica contro cui non pụ più nulla.
Emette effluvi di lusinga.
La percezione trionfa, Valerư raggiunge la dialettica sensibile che la porta al bene ambito. All’assoluto del contatto. Ripiega ogni fibra al raziocinio nella nemesi di innesto e concima la donna in vaso.
Il passepartout per la metafisica del tatto.


          






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