Emanuela
di
Gabriella Cuscinà
Letizia
aveva conosciuto Emanuela molti anni or sono in un centro
d'assistenza per i poveri. Quella signora aveva il pancione della
prima gravidanza ed era pimpante e attiva. Avevano subito
iniziato a chiacchierare, raccontandosi mille cose. Avevano fatto
amicizia. Era stato il classico incontro tra persone che
avvertono un'immediata simpatia e affinità. Le famose affinità
elettive che si istituiscono tra individui di sentimenti affini.
Emanuela le somigliava nel carattere, idee, gusti, nel
temperamento placido e tranquillo seppur gioviale. Le aveva
raccontato che quando s'erano sposati, lei e suo marito avevano
deciso di devolvere in beneficenza i soldi destinati alle
bomboniere e ai confetti. Avevano rinunziato a quel momento che
accompagna ogni matrimonio tradizionale e che consiste proprio
nella consegna dei confetti agli invitati.
Non si erano più perse di vista e ormai la loro amicizia era
consolidata da trent'anni e da tante esperienze vissute e
condivise. L'amica ha sempre insegnato nelle scuole medie ed ha
tre figlioli ormai grandi. Quando erano piccoli, tante volte
Letizia li ha tenuti con sé mentre la madre era a scuola. Ha
fatto loro da baby sitter e quei ragazzi le sono affezionatissimi.
Durante un anno scolastico, Emanuela le narrò di avere due
alunne di dodici anni che stavano attraversando un momento
difficile e problematico. Infatti erano cugine e una delle due
aveva verso l'altra, strane e particolari attenzioni. Le
ragazzine non si rendevano conto che si trattava di una
inclinazione di natura omosessuale e una sindrome caratterizzata
da repulsione per il sesso opposto. Il problema era serio e,
peggio, i genitori non se n'erano accorti. L'insegnante aveva
raccolto le confidenze dell'alunna oggetto di attenzioni, che
spesso era turbata, taciturna e triste. Questa le aveva svelato
che la cugina era sua amica, ma la baciava sulla bocca, la
toccava sempre tutta e lei non capiva perché.
Emanuela invece l'aveva capito subito ed aveva chiesto di parlare
con i genitori di entrambe le ragazze. Aveva spiegato loro che
l'omosessualità può realizzarsi tra soggetti di tutte le età e
che si distinguono sindromi occasionali da sindromi genuine o
psiconevrotiche. Ora si trattava di identificare da quale era
affetta la ragazza in questione. Bisognava sottoporla alla visita
di un neuropsichiatra e nello stesso tempo non dar peso alla cosa.
Poi con il consenso dei genitori, aveva parlato con le alunne
palesando il problema e facendo loro capire che nella vita
esistono tali realtà che bisogna accogliere come fatti normali,
che rientrano nella prosaicità della nostra esistenza.
Lo specialista aveva diagnosticato una sindrome omosessuale
occasionale, nella quale era notevole il contributo della
contingente fase evolutiva, che non bisognava drammatizzare la
situazione e che quindi per il soggetto sarebbe stato facile il
ritorno alla normalità. Aveva poi affermato che la patogenesi
dell'omosessualità non è sufficientemente spiegata né dalla
psichiatria classica, né dalla psicanalisi. Aveva comunque
consigliato una cura ormonale a base di estrogeni.
L'anno successivo l'alunna che si era confidata fu ritirata dalla
scuola di Emanuela. Invece l'altra ragazza frequentò nella sua
classe e si trasformò in modo incredibile: divenne formosa,
molto femminile e iniziò a corteggiare i ragazzi.
Il figlio maggiore di Emanuela si chiamava Gianpiero e con
rammarico della madre era disoccupato. Laureato in lettere,
scriveva racconti che stampava al computer e teneva
invariabilmente chiusi nel cassetto.
Sergio, il marito di Letizia, lo aveva seguito nella crescita,
gli era affezionato e lo stimava per la sua intelligenza e
profondità di pensiero. Talora erano stati insieme allo stadio
essendo entrambi dei tifosi sfegatati. In quei momenti, lo zio
Sergio dimenticava di essere un signore di una certa età e
diventava un qualunque tifoso che si sgolava e farneticava per la
squadra del cuore.
Aveva ricevuto le confidenze del ragazzo sulla passione per la
scrittura e aveva voluto leggere qualcuno dei suoi racconti. Gli
erano piaciuti e aveva incoraggiato Giampiero a continuare a
scrivere.
"Scusa, ma cosa aspetti per farli conoscere?" gli aveva
chiesto una volta.
"Aspetto la grande occasione. Un giorno tutti conosceranno
le cose che scrivo e leggeranno le mie pubblicazioni."
"Sì, ma nel frattempo chi le conosce? Chi sa che tu scrivi?"
"Come? Ma nessuno naturalmente tranne te e la mia famiglia."
"Questo è un errore, Gianpiero. Vedi, secondo me potresti
iniziare gratuitamente a farti conoscere."
"Gratuitamente? Ma cosa intendi dire zio Sergio?"
"Tu per il momento sogni e aspetti che caschi la manna dal
cielo. Sbagli, perché già potresti fare leggere i tuoi racconti
a tante persone. E questo molto facilmente."
"Ma che dici! E come?"
"Naturalmente conosci le infinite possibilità di Internet!
Bene, su vari siti letterari avresti la possibilità di
pubblicare ciò che vuoi. E' inutile tenere nascosti sul computer
i propri scritti. Perché tu scrivi al computer, vero?"
"Sì certo."
"E allora! Perché li lasci inutilizzati? Non sai che
tantissime persone si collegano proprio a questi siti per leggere
novelle e racconti? Guarda che è capitato anche a me e devo dire
che ho letto roba interessantissima. E' un po' la vecchia storia
delle cose buone che non vengono mai pubblicate su cartaceo,
perché l'editoria ufficiale le snobba, essendo prodotti di
scrittori esordienti. Vi è diffidenza: pubblicare su cartaceo
costa molto e le case editrice vogliono andare sul sicuro."
"Sai che non ci ho mai pensato, zio Sergio!"
"Inizia ragazzo! Vedi anch'io ho scritto prosa varia per
alcuni giornaletti. Erano pubblicazioni cartacee, ma non
immaginare che mi leggessero in tanti. Eppure, grazie ad esse,
sono riuscito a far sorridere qualcuno. Anche tu proverai molta
soddisfazione se qualcuno, leggendo i tuoi racconti, dimenticherà
i propri guai.
I lettori potranno comunicarti, via e-mail, le loro impressioni e
commenteranno i tuoi scritti. Capirai che anche tu vali qualcosa,
che devi continuare a sfruttare la tua fantasia perché è un
dono Dio e la puoi mettere al servizio degli altri."
"E tutto questo grazie a Internet? Davvero esistono tanti
siti letterari che si occupano di pubblicazioni?"
"Guarda Gianpiero, non immagini neppure quanti ne esistano e
quanti scrittori pubblichino così le loro opere. E considera che
avviene tutto gratuitamente, sia per i lettori che per gli
scrittori."
Da quel giorno, il ragazzo continuò a scrivere con più lena e
più entusiasmo. Lasciò spaziare la sua fantasia e scrisse nuovi
testi di vario genere. Scoprì quali erano i siti adatti ad
accogliere le sue opere ed ebbe la soddisfazione di vederle
pubblicate on line. Capì che in tanti le leggevano e ne fu
felice. Cominciò a ricevere messaggi di posta elettronica da
parte di gente sconosciuta, che si complimentava per ciò
scriveva. Non pensava di giungere a tanto!
Poi un bel giorno Emanuela ebbe la gioia di veder pubblicato da
una casa editrice il primo libro di novelle del figlio, il quale
successivamente fu assunto nella redazione di un giornale locale.