Farfalle di porcellana

 

Farfalle
di
porcellana

Un romanzo ricco
di forti tensioni e
delicate emozioni,
in cui l'inquietudine
si fonde con la poesia.

 

Terza edizione

il nuovo romanzo di

Gianluca Della Monica

 

 

 

 

"Niente è quello che sembra. La vita è piena di misteri. Sembra che ci sia silenzio. In realtà siamo circondati da voci insistenti. Per chi riesce a sentirle sono persino assordanti." Esordisce così il romanzo Farfalle di porcellana e per Nicol, la protagonista, le voci sono molto più che assordanti, sono anche in contraddizione le une con le altre.
La voce del cuore, della coscienza, dell'istinto e dei suoi sogni premonitori non fanno altro che confonderla e impaurirla. Per salvarsi deve compiere una scelta, deve cioè capire quale voce ascoltare, perché è in ballo non solo la sua stabilità psichica, ma la sua vita stessa, che, da serena e colorata come uno svolazzare di una farfalla, a poco a poco diventerà fragile come la porcellana.

Un romanzo ricco di forti tensioni e delicate emozioni, in cui l’inquietudine si fonde con la poesia.

Euro 9,00 - Pagine: 130

 

LEGGI L'INCIPIT DEL ROMANZO

«Nulla accade se non l'hai sognato prima»
Carl Sandburg

 

 

Introduzione


Niente è quello che sembra. La vita è piena di misteri. Sembra che ci sia silenzio. In realtà siamo circondati da voci insistenti. Per chi riesce a sentirle sono persino assordanti. 
Non è impossibile sentire profumo di mare in alta montagna, di fiori di pesco in inverno.
A volte uno è convinto che sia ormai giorno fatto, che l'alba sia già alle spalle. Invece è completamente avvolto dal buio.
Può capitare di percorrere distanze lunghissime, per accorgersi, alla fine, di essere ancora al punto di partenza.
Pieni di rabbia, di odio, si può riuscire a perdonare. Pur amando smisuratamente, si possono causare atroci sofferenze.
C'è chi si accontenta di una boccata di felicità e chi rincorre la fortuna galoppando in sella a cavalli pazzi.
Nasce un fiore nello stesso istante in cui sta morendo un bambino.
La differenza tra un sogno e un incubo spesso è minima.
Qual è il confine tra fantasia e scienza? La morte è sempre e soltanto dolore o può essere anche una salvezza? Cosa è preferibile tra una morte col sorriso sulle labbra e una vita con una fitta al cuore? Un uccellino che fugge dalla propria gabbia saprà cavarsela anche se gli si spezza un'ala? Una totale solitudine è preferibile a rapporti pieni di problemi? E i conflitti individuali possono essere risolti isolandosi? È meglio piangere in compagnia o ridere da soli? È più sopportabile un pugno in faccia o dover ammettere un fallimento? L'unico modo per ricevere assistenza è dimostrare la propria incapacità? 
Nessuno può saperlo, nessuna risposta può essere pienamente accettabile. Niente è meritevole di totale fiducia, nessuna immagine, nessuna persona, nessun'emozione. Tutto è ingannevole, temporaneo, e può nascondere significati e segreti diversi perché ogni uomo è diverso dall'altro e ciascuno ha reazioni e istinti diversi. Se nel bel mezzo di una gelida notte di Dicembre, rientrando a casa si dovesse spezzare la chiave nella serratura e se suonando il campanello nessuno venisse ad aprire, alcuni non esiterebbero a svegliare tutti gli altri conviventi battendo con forza alla porta, altri si rassegnerebbero a dormire accovacciati sulla soglia. 
Nella fitta vegetazione, alcune nuove piante, strette da tante altre, deperiscono fino a seccare del tutto, altre crescono più in fretta per arrivare prima a raggiungere la luce. C'è chi possiede una paura innata, e chi l'ha imparata, c'è chi sa di avere coraggio da vendere e chi non sa di essere coraggioso finché non si mette alla prova. Ci sono accusatori e difensori, vittime ed oppressori, vittoriosi e vinti. Ma siamo sempre noi, uomini comuni, passeggeri come nuvole di primavera, oggi perseguitati, domani persecutori, ora reclusi, poi carcerieri.
Vivere da soli è difficile, quasi impossibile: è come illuminare una gran sala in una villa ottocentesca con la luce di una sola candela. È come abbattere una quercia centenaria con un coltellino a serramanico, come bere il brodo con la forchetta. 
Comunicare è importante, il conforto altrui può aiutare, ma quando per notti intere lo scandire dei secondi di un pendolo sembra il rumore di una posata metallica su un piatto di porcellana, c'è chi potrebbe preferire il silenzio, la paura, le preghiere. 
A volte c'è bisogno di fuggire, di dire addio alle persone più care, ai propri sogni legati alla fanciullezza pura, e si rischia di perdere tutto. Proprio tutto. Quello che si è ottenuto al prezzo di molti sacrifici, per quanto gratificante, forse non vale la serenità e la pace che è costato. Alle volte è l'umiltà che racchiude il vero eroismo, e spesso le parole più semplici sono quelle che toccano il cuore, che sanno offrire speranza, che ridonano la voglia di vivere e permettono al mondo di continuare a compiere i suoi perenni moti rotatori. 
La vita è un po' come Giano Bifronte, il Dio dell'antica Roma che aveva due volti, uno rivolto al passato e uno rivolto al futuro. L'idea della fine e quella del principio devono pertanto essere saldamente legate assieme, in armonia. Solo considerando continuità, l’insolito e l’imprevisto non provocheranno traumi. Ma non basta tenere gli occhi aperti e le orecchie drizzate per evitare gli inganni del vivere. Non è sufficiente ascoltare il proprio cuore o i consigli di un vecchio saggio. E allora cosa serve? A chi appellarsi? Chi invocare? Verso cosa essere fiduciosi? Di cosa diffidare? Esiste un codice di comportamento universale? E se sì, dov'è custodito, chi l'ha scritto e perché? Occorrono risposte esaurienti e soluzioni plausibili, “poiché l'ora è vicina. Lascia che colui che pratica il male continui a praticare il male e che lo sporco resti sporco e chi è giusto continui a fare il giusto e che il sacro resti sacro...” 



CAPITOLO 1


Era Aprile inoltrato. Una di quelle domeniche di Primavera in cui svegliarsi e vedere il sole tiepido che bacia il davanzale della finestra è un piacere impagabile.
Aldo e Rosanna erano svegli, ma il torpore della notte non si era ancora dissipato, e si mescolava ad un pizzico di pigrizia. La sveglia segnava le otto e cinquanta, ma quella mattina, come ogni domenica, riposava anch’essa.
Qualche raggio di sole filtrava dalla tendina verde e scaldava quel silenzio rotto solo dal suono dei respiri rilassati. I capelli folti e bruni di Rosanna ne erano illuminati, le sfumature rosso mogano risaltavano. I lunghi capelli ondulati ammantavano le spalle lisce, la carnagione rosea, e coprivano le sottili spalline del suo baby-doll di raso lilla. I suoi occhi castani, sempre pieni di vitalità, in quel momento erano chiusi e fermi come la sua bocca dalle carnose labbra rosse, che in un angolo formavano un leggero sorriso. Forse stava pensando ai suoi tre adorati bambini o alle carezze, ai baci e all'amore del marito in quella notte appena terminata. Forse sorrideva pensando a come augurare con gioia o ironia il buongiorno al suo Aldo, che invece aveva un'espressione beata, quasi si stesse crogiolando su una limpida spiaggia assolata dei Caraibi, con un bicchiere di piña colada fresca in una mano e un calice di buon Chardonnay d'annata nell'altra.

 

 

RECENSIONI

L'ho letto tutto d'un fiato e sono rimasto positivamente impressionato dalla sua bravura. Ha una capacità unica di leggere dentro i personaggi, di rappresentare le loro emozioni che spesso turba il lettore. La brevità dei suoi romanzi lascia un senso di mancata attesa, nello stesso tempo questo modo di scrivere lo caratterizza e dà alle storie una unicità letteraria.

Fabio Bartolacci

 

E’ un accanimento continuo quello della vita contro Nicol. Un susseguirsi di prove ardue, crudeli, che fanno piazza pulita tutto intorno a lei. Ma l’invito nascosto tra le righe sembra essere quello di non mollare mai la presa, di conservare le proprie ali e di usarle per librarsi sopra nuovi sentieri, tracciati da mani invisibili, le stesse che ci mettono alla prova e che, talvolta, sono lì in attesa che si riesca a vederle, per stringerle e ricominciare. E “c’è chi si accontenta di una boccata di felicità e chi rincorre la fortuna galoppando in sella a cavalli pazzi”. Nicol lo sa bene. E non solo lei.

 

Luisella Ceretta